Fino al 16 novembre 2015 è possibile visitare la mostra “LINO, LANA, SETA, ORO. Otto secoli di ricami.” a Palazzo Madama, Torino.
Da un lato, è una buona cosa che vengano a Palazzo Madama vengano allestite delle mostre, a rotazione, che consentano di ammirare pezzi diversi della collezione tessile del museo.
Dall’altro, dispiace che ci sia un unico spazio espositivo adatto dal punto di vista della corretta conservazione dei manufatti (per luce, temperatura, ecc) e che quindi solo una parte della collezione sia fruibile al pubblico.
La visita, fatta con le mie amiche Elena e Silvia, è stata molto piacevole. Silvia ci era già stata (e ne aveva già scritto qui) ma è stata così gentile da accompagnarci.
L’ambiente è piuttosto scuro, così le foto della mia povera macchinetta non rispecchiano – purtroppo – i colori reali dei ricami che in alcuni casi (come nella bellissima tovaglia in seta e metallici ricamata da Caterina Cantoni) sono ancora in ottimo stato e con colori più brillanti e vivaci di quanto non appaiano qui.
Il pezzo più antico è un paliotto della Svizzera tedesca, del 1400-1425, in tela di lino ricamata in lino e seta. Le parti in seta sono ormai quasi del tutto scomparse. E’ interessante per la varietà di punti utilizzati per le varie parti del disegno. Il punto festone lavorato staccato (agganciato alla stoffa solo ai lati) anticipa i motivi del merletto ad ago. Alcune combinazioni interessanti di punti sono usate per i capelli e i dettagli del libro.
Questo telo in lana ricamato in lana, risale alla fine del 1500 e proviene dalla Svizzera. I tessuti ricamati venivano utilizzati per decorare letti, tavoli, pareti… Per i ricami venivano spesso scelti motivi ispirati alle sacre scritture con esempi di fede e virtù. A me è piaciuto per la minuzia, nonostante l’uso di filati non particolarmente sottili, con cui sono stati ricamati gli abiti delle donne e i vari particolari.
La tovaglia italiana della fine del 1500, ricamata in seta a punto croce e punto scritto, mi è piaciuta per i punti, davvero piccini, e per i motivi che si ripetono per tutta la tovaglia: non è carina la stretta di mani?
La tovaglia ricamata da Caterina Cantoni alla fine del 1500, con la raffigurazione dei Quattro Continenti, è uno splendore. In lino, ricamata in seta e filati metallici, ha un bordo in cui si alternano fiori e foglie di diversa specie. I colori sono ancora in ottimo stato (e chissà quanto erano più brillanti all’epoca), i fiori sono ricamati con precisione, i filati metallici sono inseriti qui e là per dare luce e movimento alle onde del mare, ai prati, e in molti altri dettagli.
Fine 1700 per l’abito maschile francese, completo di marsina e pantaloni, ricamato in seta. Nel dettaglio si vede il gilet, con i bottoni ricamati.
La sedia con ricamo Bandera è piemontese, del 1750. Non è in ottimo stato, ma è stato interessante guardare un po’ da vicino come era stata realizzata. I riccioli della cornice erano fatti con righe accostate di punto erba, mentre oggi si preferisce usare il punto catenella.
Una cosa che mi è molto piaciuta è stata il quaderno manoscritto di disegni del 1538. Il tablet posizionato a fianco visualizzava, a rotazione, le pagine del libro.
Come non innamorarsi della dedica? “Con indefesso amore et diligete lavoro” sono le parole con cui Bonaldo Zilio presenta il suo lavoro alla “mirabile Matrona” Marina Barbo, alla quale è destinato.
Ma “indefesso amore et diligete lavoro” sono parole che descrivono, secondo me, anche le ricamatrici, che in ogni ricamo coniugano passione e disciplina.
Finemente ricamato a trapunto il copricapo maschile. Mi ha colpito per la minuzia e la precisione delle linee.
Il gilet italiano del 1700 è ricamato a punto pieno, punto filza doppia e nodini. Mi è piaciuto per la finezza del ricamo e l’eleganza discreta dei motivi.
Peccato che il manichino, già esposto in una bacheca rialzata, porti il gilet ad una altezza tale che rende difficile ammirarlo pienamente. Io, che sono già piuttosto alta, mi trovavo con il viso praticamente all’altezza della tasca.
Un manichino con una piantana un po’ più corta gli avrebbe reso maggiore giustizia.
Nelle vetrine centrali, una bella esposizione di sampler e imparaticci a cavallo tra 1800 e 1900. Mi hanno colpito soprattutto quelli con i rammendi: precisione, abilità e pazienza. In quanti oggi sapranno ancora fare un rammendo così?