Prosegue il mio diario settimanale ricamato (per chi non sapesse cosa sto facendo e perché, qui c’è la spiegazione).
Questa settimana è arrivato il primo vero caldo, e con lui anche la prima anguria della stagione.
Ricamata con qualche fila di punto erba in due tonalità di verde e in quella tonalità di bianco (il 3865 DMC) che io chiamo il “bianchiccio” 😀 – più una specie di punto raso (ma se lavorato con tre fili di mouliné – orrore! – si può ancora chiamare così?) e qualche punto lanciato con addirittura 4 fili di mouliné per i semini.
Non si può dire certo che ci abbia impiegato molto tempo! ma ha l’aria abbastanza corposa e succulenta.
L’anguria mi porta invariabilmente indietro di 40 anni (sigh), alle angurie della mia infanzia, fatte raffreddare in una borsa di tela appesa con un gancio al piccolo canale che scorreva dietro casa, e mangiate invariabilmente in compagnia di zii e cugini, seduti all’ombra della grande magnolia in giardino. Il taglio era di solito affidato a mio padre: prima tagliava una piccola parte di calotta da una parte e dall’altra, per farla stare bene in piedi, e poi tagliava le fette che noi bambini mangiavamo sbrodolando e sputando semini ovunque.
Quanta soddisfazione nell’affondare la faccia nella fetta, e come guardavo con commiserazione i “grandi” che usavano il coltello per tagliare un pezzetto per volta e togliere i semini… peccato che ora anche io sia passata dall’altra parte della barricata e abbia perso quell’entusiasmo infantile. Mi sa che dovrò riprovarci, alla prossima fetta: seduta in giardino e via!