A fine gennaio mi è passato sotto al naso, mentre perdevo tempo sui social, la pubblicità di un corso introduttivo al crochet di Luneville, che sarebbe iniziato di lì a un paio di giorni.
Tecnica che, da tempo, mi ripromettevo prima o poi di affrontare. Magari non la prima nei miei pensieri, ma comunque nella lista delle “cose da fare” (lista che, come spesso accade, è molto lunga e credo destinata a non esaurirsi mai!).
Giusto il tempo di pensarci un attimo e poi, via, ecco mandata la mail di iscrizione, per accaparrarmi al volo l’ultimo posto disponibile. Carpe diem!
Il corso era presso la nota merceria Point de Marque, a Milano, quindi anche piuttosto comoda da raggiungere anche per me, e strutturato in tre appuntamenti settimanali: impegno tutto sommato limitato nel tempo ma con la possibilità di fare pratica tra una lezione e l’altra.
Il titolo “Introduzione al crochet di Luneville” è leggermente fuorviante, perché ci si aspetterebbe dei risultati un po’ limitati, da una “introduzione”, ed invece abbiamo lavorato alacremente, provando già dalla prima lezione la posa di perline e paillettes e riuscendo a realizzare due ricami “finiti”, oltre al campione di stoffa su cui ci siamo esercitate.
Una iniziale, ricamata con il Mouliné sfumato, e una spilla, con l’applicazione su organza di seta di perline e paillettes.
La spilla è stata divertente da realizzare, e le operazioni finali di assemblaggio non sono state particolarmente impegnative, grazie anche alle spiegazioni dettagliate che ci erano state lasciate dalla nostra brava insegnante, Cecilia Piacitelli Roger.
L’iniziale era disegnata su un pezzo di stoffa di dimensioni sufficienti da permetterci di utilizzarla in modi diversi. Qualcuna ha pensato di rivestire il coperchio di una scatola, mentre io ho pensato di utilizzarla per cucire un sacchetto per il mio nipotino nato da poco: diventare zia quando non hai più figli piccoli da seguire ti lascia un po’ più tempo da dedicare ai nipotini.
Come sempre, le operazioni di cucito mi hanno impegnato non poco, ma devo dire che, per essere una che di solito litiga con spolette e macchina da cucire, il risultato è più preciso di quanto potessi sperare. E il sacchetto, grazie anche alle belle stoffe trovate da Point de Marque, mi piace molto.