Il Museum of Fine Arts di Boston è molto grande, e richiede molto tempo per visitarlo a fondo. Nella visita, perciò, abbiamo scelto di tralasciare l’arte europea per privilegiare l’arte americana, meno conosciuta per noi europei.
Una cosa che mi ha incuriosito molto è stato il “moose hair embroidery”, ovvero il ricamo con il pelo di alce.
Per il ricamo venivano utilizzati i peli di alce, presi da animali cacciati durante l’inverno, quando il pelo è più lungo e grosso, che venivano successivamente lavati e talvolta tinti.
Pare che questo tipo di ricamo fosse particolarmente diffuso tra gli Huron, soprattutto nella regione dei Grandi Laghi, che ricamavano anche sulla corteccia, e creavano souvenir e ricordi di viaggio per gli europei. L’origine risale al 1700, quando le suore Orsoline di Lorette, in Quebec, insegnarono ai nativi e ai meticci a ricamare, utilizzando disegni floreali e materiali di provenienza europea: filati di seta, perline, velluti, lana. Successivamente divenne meno costoso cercare di utilizzare i materiali locali e quindi le tecniche di ricamo vennero adattate per l’uso del pelo di alce.
Ho trovato interessanti informazioni online:
- Huron Moose Hair Embroidery, by F. G. Speck – un articolo del 1911 su American Anthropologist, dove si parla anche della tecnica
- Métis Embroidery – un articolo sui lavori di ricamo dei meticci, dal Virtualmuseum.ca
Scoprendo che, oltre al pelo di alce, venivano anche usati gli aculei dei porcospini (quillwork): una fonte interessante è NativeTech nella sezione dedicata al quillwork.
La tecnica per il ricamo con i peli di alce consiste praticamente in un appliqué: il pelo viene appoggiato sulla stoffa e fermato in vario modo con ago e filo, poichè è troppo corto per venire utilizzato come filo da ricamo.
Un altro modo di utilizzare il pelo è il “tufting”, ovvero a ciuffi: un mazzetto di peli viene fissato alla stoffa al centro, piegandoli a metà e tagliandoli in modo che formino una pallina in rilievo. Si vede nel dettaglio del parafuoco.
Nelle foto successive, tuttavia, faccio fatica a capire come siano stati ricamati gli oggetti con la sola tecnica dell’appliqué: soprattutto i fiori della scatola portalettere, con più sfumature, mi sembrano difficili da realizzare con le tecniche spiegate nel primo articolo.
La scatola è di corteccia foderata in seta, e risale alla metà del 19esimo secolo.
Ultimo pezzo, la scatola portasigari, in corteccia e lana, sempre della metà del 19esimo secolo.