Mi accorgo che scrivo poco e in modo discontinuo, e un po’ me ne dispiaccio. Qualcosa in più pubblico sulla pagina facebook che è un po’ più adatta per notizie estemporanee e brevi aggiornamenti.
Ma, all’inizio della primavera, è un buon momento per tirare le somme del primo trimestre dell’anno. Al di là dell’insegnamento a Novara e di qualche lavoretto su commissione, mi rendo conto che il resto del mio tempo è dedicato al ricamo giapponese, e questo periodo è stato abbastanza intenso, su diversi fronti: il ricamo, la promozione, l’organizzazione dei corsi ma anche lo studio.
Ma andiamo con ordine. Per il ricamo, cerco di rimanere federe al limite che mi sono autoimposta di non avere più di un paio di pezzi a telaio su cui lavorare. Non mi piace saltare da un pezzo all’altro, e avere troppi pezzi iniziati mi mette ansia e mi fa sentire in colpa per non riuscire a portarli avanti (sì, tendo a tenere le cose sotto controllo).
Per questo motivo, dopo aver finito il loto, mi sono concentrata anche sugli altri lavori in sospeso. Prima di tutto mi sono dedicata alla fase 1 alternativa con le farfalle in volo, un pezzo semplice che avevo lasciato indietro pensando di utilizzarlo per le dimostrazioni, ma che poi ho deciso di completare perché ero un po’ stufa di avere il telaio impegnato.
Poi mi sono concentrata anche sui fiori di pesco con uccellino, il pezzo tratto da un dipinto di Ito Jakuchu (se non lo conoscete, cercatelo, mi si è aperto un mondo!). Domenica l’ho finito, appena prima di iniziare un nuovo corso avanzato. Ah, che bella cosa la coscienza pulita!
Nel frattempo, all’inizio di marzo ho partecipato a Creattiva Bergamo, assieme a Laura Palavera. Abbiamo esposto i nostri ricami giapponesi, e lavorato ai nostri pezzi in corso, in modo che le persone interessate potessero vedere quali attrezzi utilizziamo per questa tecnica.
Sono stati 4 giorni intensi, ma di grande soddisfazione. L’affluenza è stata intensa e molte persone si sono fermate a parlare con noi, colpite dalla bellezza dei disegni e dalla lucentezza della seta, e desiderose di sapere di più di questa tecnica di ricamo.
In più, tante amiche (e amici) sono passati a salutarmi, e – dopo tanto tempo – è stato un toccasana rivederle ed abbracciarle, seppure con tutte le dovute precauzioni.
Spero che qualche persona di quelle che erano particolarmente interessate, e con le quali abbiamo parlato di tempi e di costi per i corsi di ricamo, riesca a superare gli ultimi dubbi e decida di iniziare il percorso del ricamo giapponese, e che questo gli dia le stesse emozioni che ha dato (e continua a dare) a me.
Per il momento, intanto, proseguo con i corsi con le mie prime allieve, che – con mia soddisfazione – non si sono scoraggiate con le fasi iniziali, ed anzi sono ansiose di procedere ed approfondire la loro conoscenza. Per il momento non pubblicizzo i corsi, ma li organizzo per piccoli gruppi (3-4 persone al massimo) tra le persone che mi hanno già contattato, in modo da poter stabilire le date tenendo conto delle esigenze di tutte, se possibile.
Ma essere diventata insegnante, non è un punto di arrivo: è solo una tappa intermedia di un cammino più lungo. I corsi avanzati tenuti dal Japanese Embroidery Center sono un modo per spingerci più avanti. E l’ultimo, che ho frequentato la scorsa settimana, è stato davvero interessante!
Come al solito, durante i cinque giorni si ascolta molto, si prendono molti appunti, e si prova un pezzo qua e un pezzo là.
Alla fine della settimana, sembra di aver fatto poco, ma in realtà si imparano tante cose, non solo sulla tecnica, ma anche sulla storia, sulla tradizione e sull’uso dei colori.
Il tema di questo corso avanzato sono le peonie ed i leoni, con delle imbottiture davvero particolari per dare rilievo e tridimensionalità alle figure. Il disegno è ripreso da un antico uchikake del periodo Edo, ed anche noi, nel ricamo, cercheremo di attenerci a tecniche e fili caratteristici di quell’epoca, anche se avremo comunque possibilità di scelta di punti e di colori che ci permetteranno di esprimere la nostra sensibilità.
Da un certo punto di vista, devo davvero ringraziare la pandemia: bloccando le possibilità di viaggiare e di fare i corsi di gruppo, ha dato un forte impulso allo sviluppo dei corsi online, anche per il Japanese Embroidery Center. Se da un lato sento un po’ la mancanza di un contatto diretto con gli insegnanti del JEC e con le ricamatrici degli altri paesi, dall’altro i corsi online fatti dal JEC sono particolarmente fruttuosi e soprattutto – eliminando il costo della trasferta – mi consentono di frequentarne più di uno all’anno.