Kimono: Kyoto to Catwalk / 1

di | 16 Luglio 2024

Una cara amica, Agnese, ha indossato le vesti di un diavoletto tentatore inoltrandomi, un paio di mesi fa, il comunicato stampa relativo alla mostra Kimono: Kyoto to Catwalk al V&A Dundee, dal 4 maggio 2024 al 5 gennaio 2025.

Si tratta dell’ultima tappa di questa esposizione partita dal V&A di Londra nel 2020 e che ha toccato successivamente altri paesi, come Svezia, Francia e Svizzera.

Ora o mai più, quindi: l’occasione per visitare una mostra con così tanti kimono preziosi e contemporaneamente fare una vacanza in Scozia era troppo ghiotta per farsela sfuggire, e fortunatamente ho un marito che è stato pronto ad accogliere il mio “disinteressato” suggerimento di Edimburgo e Dundee come meta del nostro prossimo viaggio.

La sede espositiva è il V&A Dundee: disegnato dall’architetto Kengo Kuma, è composto da due piramidi rovesciate, ispirate alle scogliere della Scozia. Il museo si affaccia sull’estuario del fiume Tay, e accoglie i visitatori che arrivano in città da sud, attraversando il ponte. Al fianco al V&A Dundee c’è anche la Discovery, nave costruita proprio a Dundee nel 1900 che nel 1901 partì per la spedizione verso l’Antartico, dove rimase bloccata dai ghiacci per due anni. Rimase operativa fino al 1986, quando fece ritorno a Dundee, dove successivamente venne ancorata nel molo appositamente costruito e trasformata in museo.

Lasciato libero il marito di gironzolare a suo piacimento, mi sono subito diretta verso la mostra, e direi anche per fortuna, perché il numero di visitatori ha iniziato successivamente ad aumentare in modo costante.

Vista la quantità di kimono esposti e il numero di foto che ho scattato, nelle due ore di visita, dividerò in più parti questo reportage, sperando di non tediarvi troppo e di riuscire a raccontare almeno un po’ la bellezza di questa esposizione.

All’inizio c’erano i pezzi più antichi, in cui si poteva ammirare la varietà delle decorazioni, sia come tecniche decorative che come disegni.

La maggior parte dei kimono erano decorati con una combinazione di più tecniche: il furisode (kimono a maniche lunghe destinato alle giovani nubili) è disegnato con la tintura a riserva yūzen eseguita a mano libera e impreziosito da particolari ricamati in seta e in filati metallizzati, che gli aggiungono luminosità e tocchi di colore.

In questa vetrina c’è un bell’assortimento: il primo kimono a sinistra è del 1800-50 ed è interamente ricamato, con molti colori e con motivi molto dettagliati ed eseguiti con grande perizia. E’ ricamato su raso di seta in modo da valorizzare maggiormente il ricamo.

Quello centrale, sempre del 1800-50, non è ricamato, ma è ugualmente prezioso: la tintura kanoko shibori è una tecnica molto laboriosa e il colore acceso è ottenuto con lo zafferano, spezia molto costosa.

Quello a destra risale al 1730-70: la tintura yūzen a mano libera consentiva di creare paesaggi dettagliati come questo, che si rifà ad una poesia della seconda metà del Quattrocento: i caratteri ricamati in arancio e oro richiamano proprio quella poesia. Da un lato, quindi, il kimono lancia un messaggio che denota la cultura di chi lo indossa, e dall’altro richiede una pari cultura per poter essere recepito.

Questo kimono (1800-50) ha un disegno intricato, indice che si trattava di un capo per le occasioni formali. I disegni sono ispirati probabilmente alla “Storia di Genji”, un romanzo scritto tra il 1001 e il 1005 dalla dama di corte Murasaki Shikibu, ambientato nel mondo chiuso della corte imperiale del periodo Heian.

Gli uchikake sono indossati sopra ai kimono, e hanno un bordo imbottito che funziona da strascico: indossati dalle spose, consentivano ai membri della classe mercantile di mostrare la loro ricchezza attraverso l’opulenza dell’abbigliamento. Il raso di seta blu valorizza i passeri, ricamati quasi interamente in oro, che volano tra il bamboo ricoperto di neve.

I due obi risalgono al 1850-70: con il passare del tempo diventano più alti e più elaborati. Spesso venivano realizzati in ricchi broccati, ma i più elaborati erano interamente ricamati. A differenza dei kimono, gli obi risentono maggiormente dell’usura dovuta all’annodamento, ragion per cui ne sono arrivati di meno fino ai giorni nostri. Nell’obi di destra c’è il caratteristico motivo di leoni e peonie: il leone è il re degli animali, la peonia la regina dei fiori – insieme sono simbolo di lusso. Inoltre c’è una leggenda per cui il re degli animali teme solo un insetto che può annidarsi nelle sue carni: la rugiada notturna della peonia uccide questo insetto, ed è per questo che i leoni riposano tra le peonie.

La criniera è laboriosamente ricamata con un filo katayori, a torsione sbilanciata, posato in andate e ritorni a realizzare i riccioli e i ciuffi del pelo, e nessun dettaglio del muso è trascurato, come la linee rosse della palpebra inferiore e del labbro, o le vibrisse.

Credo che questo sia il kimono più antico dell’esposizione: il disegno di rose di montagna e i caratteri ricamati rimandano ad una poesia tratta da una raccolta compilata dall’imperatore Kazan intorno al 1005. La poesia recita più o meno così: quand’anche rimanesse un solo bocciolo sulla rosa di montagna nel mio giardino, sarebbe un ricordo della primavera. Trattandosi di un kimono estivo, il motivo alluderebbe al piacere di un clima più mite. Anche in questo caso, si tratta di un messaggio che solo una persona di cultura sarebbe stata in grado di cogliere pienamente.

Per chiudere questa prima parte, due modi diversi di intendere la ricchezza. Il primo è un uchikake probabilmente indossato da una oiran (appellativo delle cortigiane di alto rango, che significa il più splendido dei fiori). Il decoro è elaborato, colorato, appariscente, e relativo ad uno spettacolo di teatro kabuki: la sfilata per le vie del quartiere del piacere era un occasione per sfoggiare gli abiti più spettacolari. Le imbottiture sagomate accuratamente danno tridimensionalità al leone, e il ricamo è ricco e dettagliato.

Il secondo è un kimono estivo da donna (katabira). La risposta alle leggi suntuarie emanate dallo shogun per limitare gli eccessi da parte delle varie classi sociali è quella di rispettare – apparentemente – queste regole, con decori più piccoli e che sembrano modesti. Ma la tintura a stencil di questo kimono, con motivi minuscoli e dettagliati, era comunque costosa da realizzare. In aggiunta, ci sono minuscoli particolari ricamati qui e là, con anche piccoli tocchi di oro piatto.