La prima metà dell’anno è già volata via. Un anno memorabile, come dicevo a gennaio, ma non nel senso che intendevo io – decisamente.
Le grandi aspettative che nutrivo nei suoi confronti sono sparite tutte, e si sono tramutate in grandi assenze: assenza di certezze, assenza di stimoli, assenza di programmi… Mesi volatilizzati nell’attesa, mesi rubati.
Durante il lockdown ho approfittato per terminare un paio di lavori che giacevano da tempi immemorabili nei cassetti (anche una quindicina d’anni), poi ho riordinato tutti i miei appunti di ricamo giapponese, mettendoli, come si suol dire, in bella copia. Pronti all’uso, se prima o poi mi riuscirà di frequentare quel sospirato corso insegnanti che mi abiliterà all’insegnamento di questa bella tecnica.
Nel frattempo, è arrivato il pacchetto con i materiali per il progetto “estivo”, e ho subito montato la stoffa sul telaio.
Al mattino è davvero piacevole ricamare con la finestra aperta, ascoltando il cinguettìo degli uccelli che si abbuffano alle mangiatoie appese sul pruno.
E ricamare aiuta a lasciare alle spalle qualsiasi pensiero.
Ho scelto questo pezzo, anche su suggerimento della mia insegnante, per esercitarmi maggiormente nell’uso dei filati metallizzati: qui ce ne saranno da usare tanti, di spessori più grossi che non ho ancora sperimentato. Per il resto, qualche fiorellino, poca roba.
Ma nel tempo mi sono resa conto che ogni progetto di ricamo giapponese mi ha insegnato qualcosa, in un modo o nell’altro. E anche questa volta, non sono stata delusa.
Ho iniziato dai fiorellini, con molta tranquillità e senza aspettarmi particolari problemi (voglio dire, che problemi potevo aspettarmi, dopo aver fatto la fase 10?) e, dopo aver fatto il primo petalo….
…l’ho disfatto completamente!
La doppia imbottitura non era uniforme, e il risultato finale non era per niente gradevole.
Il ricamo giapponese mi ha rimesso immediatamente al mio posto, ricordandomi quanto ancora io abbia da imparare!
Così, ho rinfrescato un concetto importante, che è sempre valido: non esistono progetti facili o progetti difficili, esistono solo progetti che ti insegnano qualcosa, se ci si approccia in modo propositivo e con il desiderio di migliorare sempre.
E ora, avanti, ma con cautela…